Maiolica
Il termine “maiolica” deriva probabilmente dalla corruzione del nome di Maiorca, nel Medioevo centro di importazione di maioliche ispano-moresche. Le prime maioliche sono realizzate con una terracotta giallastra e ricoperte da uno smalto grossolano opacizzato con lo stagno o con una vetrina piombifera mescolata a polvere di quarzo, che ricopre il manufatto con uno strato compatto e lucido. A Faenza si sviluppa in modo particolare la produzione di maioliche, tanto che “Faenza” diventa sinonimo di prodotto ceramico di qualità superiore. La decorazione si esegue sul biscotto precedentemente smaltato. Il colore, applicato sullo smalto crudo, in seconda cottura, aderisce perfettamente alla superficie smaltata, cosicché alla fusione dello smalto il colore si lega irreversibilmente ad esso. Nell’applicazione dei colori, pigmenti diluiti in acqua, la tecnica è simile a quella dell’acquarello. Sullo smalto crudo si imposta il progetto della decorazione che si intende eseguire, con l’utilizzo di una comune matita o con colori all’anilina o al “minio” diluiti in acqua, queste sostanze bruceranno durante la cottura senza lasciare alcuna traccia. E’ diffuso l’uso dello spolvero. La decorazione ha dei disagi che altre tecniche pittoriche non hanno sia perché le superfici da decorare sono quasi sempre sferiche, sia perché, essendo lo smalto friabile, è difficile applicare colori di giusta intensità su questo tipo di supporto arido e polveroso.